Si è appena conclusa, a pochi chilometri da qui (Annapolis), la conferenza internazionale sulla pace in Medio oriente. Per l'osservatore casuale di affari esteri, il risultato è piuttosto scontato ma non trascurabile: palestinesi e israeliani hanno fondamentalmente concordato di non essere d'accordo.
Per una volta, però, sembra essere più una questione di tempi che di modi. O meglio: si sa esattamente, e almeno dal 2000, ciò su cui si deve negoziare (rifugiati, status di Gerusalemme, riconoscimento dello stato di Israele, occupazioni israeliane in Cisgiordania etc.). Non mi pare sia ancora chiaro quando farlo.
Oggi, israeliani e palestinesti si sono impegnati a chiudere il confronto entro il 2008. Ma i rappresentanti delle tre parti in causa (Olmert, Abbas e Bush) sono politicamente uno più debole dell'altro e prima di impegnarsi in grandi proclami per la pace dovranno fare i conti con il dissenso interno. Staremo a vedere.
PS: Sbirciando la lista dei partecipanti alla conferenza, non può passare inosservata la solita inutile sfilza di europei. Per la precisione, 12 paesi, + Commissione, Consiglio europeo e Solana. Per la politica estera comune, evidentemente, c'è ancora molto tempo.