Friday 13 March 2009

Iniezione americana

E' andata a finire che ho trascorso una settimana marcatamente americana senza mai attraversare l'Atlantico.

Prima di tutto ho moderato un'interessante discussione organizzata dalla NATO al Ministero degli Esteri danese. La domanda ridondante e quasi ossessiva era ovviamente cosa fara' e cosa chiedera' Obama agli europei.

Poi il presidente Obama e il ministro Clinton hanno confermato la nomina della mia (ora ex) collega Esther come sottosegretario agli esteri per le organizzazioni internazionali. Occhio e croce, credo sia una delle posizioni piu' alte che si possano raggiungere al Dipartimento di Stato senza la conferma del Congresso.

Ieri e' uscito il mio primo (e spero non ultimo) articolo sul "PostGlobal" del Washington Post. In tempi meno grami, sarei stato meno clemente verso l'Unione europea. Ma per ora credo che possa bastare.

Infine, ho finalmente ricevuto e cominciato a leggere la mia prima copia del New York Review of Books alla quale alla fine ho deciso di abbonarmi. Per chiunque voglia staccare per un po' da Berlusconi e Mourinho, ma se e' per questo anche dal ManU. o Sarkozy, la Review mi sembra una boccata di ossigeno purissimo.

Sunday 1 March 2009

Roba tosta

Mentre gli europei (occidentali) rifiutano un piano di salvataggio per l'Europa orientale e si aggrappano allo specchio della solidarieta' comunitaria per scongiurare il fantasma del protezionismo, Obama augura buona domenica proprio cosi':

"I know that oil and gas companies won’t like us ending nearly $30 billion in tax breaks, but that’s how we’ll help fund a renewable energy economy that will create new jobs and new industries. I know these steps won’t sit well with the special interests and lobbyists who are invested in the old way of doing business, and I know they’re gearing up for a fight as we speak. My message to them is this: So am I." (Barack Obama, Podcast della Casa Bianca, 28 febbraio 2009).