In teoria, le primarie del Partito democratico—quello italiano, tanto per essere chiari—sono un’innovazione interessante e per certi versi coraggiosa. Per come si sta svolgendo la campagna, però, queste elezioni rischiano di assomigliare ad un gran premio di Formula 1 corso tutto con la safety car davanti: si sa quali sono le squadre più forti, ma si sa anche chi arriverà primo, secondo e terzo.
Per come la vedo io, queste primarie non sono solo un esercizio più o meno utile di democrazia diretta, ma rappresentano un’opportunità. L’opportunità di riconciliare due anime che hanno da sempre definito, e troppo spesso logorato, la vita politica italiana. L’opportunità di influire sulle priorità e la direzione di quello che sarà il primo partito italiano. E l’opportunità di dare un significato più credibile ad una delle parole più abusate del vocabolario politico: 'pluralismo.'
Per questo ho deciso di sostenere la campagna di Mario Adinolfi a segretario nazionale del Pd.
Quella di Mario non è né una mobilitazione anti-establishment, né la battaglia di Davide contro Golia, né un manifesto di e per i 'giovani'. O meglio: la sua campagna—che ormai da diverse settimane non è fortunatamente più solo la sua—è forse tutto questo ma è anche e soprattutto una sfida determinata con un messaggio provocatorio quanto ineccepibile: contrastare quello che lui chiama il ‘genocidio politico generazionale.'
Come? Ridefinendo il sistema pensionistico il maniera più sostenibile; rilanciando gli investimenti per la ricerca; riformando il sistema creditizio, fra l'altro. Chi, come me, ha scelto di abitare in un altro paese europeo avrà forse avuto modo di apprezzare che questo tipo di riforme sono il minimo indispensabile per dare una speranza a questa Europa terrorizzata dalla globalizzazione.
E chi, come me, ha scelto di abitare in un altro paese europeo sa anche che l'Europa è sì Erasmus, Ryanair e passaporti sepolti nel cassetto, ma è anche molto molto di più, nel bene e nel male. E magari vuole contribuire, arricchire e restituire all'Italia ciò che ha visto, vissuto ed imparato.
Secondo me, è un'opportunità che non possiamo permetterci di sprecare. E neanche secondo Mario.