"Sono dell'idea che si debba creare un grande campo democratico progressista. Penso che il partito del socialismo europeo sbaglierebbe a coltivare l'autoreferenzialità, e penso che noi dobbiamo essere il soggetto attivo di un nuovo campo, capaci però di evitare ogni isolamento. Le forme attraverso le quali questo doppio movimento potrà realizzarsi le vedremo insieme" (Walter Veltroni, La Repubblica, 4 Dicembre 2008)
È la quinta volta che mi rileggo questa risposta di Veltroni ad una domanda sulla collocazione del Pd nel Parlamento europeo. Serenamente, pacatamente, non ci ho ancora capito nulla.
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Thursday, 4 December 2008
Wednesday, 5 March 2008
Nominations: buone, brutte e cattive
Quella di John McCain, innanzitutto, che secondo me stramerita e che promette bene per la campagna 'vera' in autunno. McCain è per certi versi un candidato sui generis, un maverick come si dice sempre di lui. Detto questo, il messaggio dell'elettorato repubblicano di superare la polarizzazione dell'era Bush è forte e chiaro. (Non è un caso che Bloomberg, il potente sindaco di New York, abbia abbandonato ogni proposito di candidarsi come indipendente).
Per i democratici, come si sa, la strada è tutta in salita. Non ho mai creduto che Obama fosse all'improvviso diventato un candidato 'inevitabile,' così come non credo che la bolla sia improvvisamente scoppiata ieri. Certo è che il logoramento che si prepara per questa primavera gioverà solo al circo dei media (oltre a McCain, naturalmente).
L'altro giro di nominations riguarda le liste del Pd. Il sistema elettorale e la cooptazione endemica che ha caratterizzato l'operazione mi rende proprio difficile chiamarle candidature. L'esempio più ovvio, e secondo me, più sciatto sono le parole 'ds', 'margherita' e, ancor peggio, 'donna' e 'uomo', stampigliate sulle liste di alcune regioni quando, evidentemente, per i nomi e cognomi ancora si stavano scannando.
Più delle polemiche sugli inclusi e sugli esclusi, più delle faide intestine, più dei campanilismi e dei particolarismi: ad essere in dissonanza col messaggio di rinnovamento che il Pd sta cercando di far filtrare secondo me è proprio la sciatteria con la quale sono state presentate queste liste. Forse--mi auguro--è solo un'impressione.
Per i democratici, come si sa, la strada è tutta in salita. Non ho mai creduto che Obama fosse all'improvviso diventato un candidato 'inevitabile,' così come non credo che la bolla sia improvvisamente scoppiata ieri. Certo è che il logoramento che si prepara per questa primavera gioverà solo al circo dei media (oltre a McCain, naturalmente).
L'altro giro di nominations riguarda le liste del Pd. Il sistema elettorale e la cooptazione endemica che ha caratterizzato l'operazione mi rende proprio difficile chiamarle candidature. L'esempio più ovvio, e secondo me, più sciatto sono le parole 'ds', 'margherita' e, ancor peggio, 'donna' e 'uomo', stampigliate sulle liste di alcune regioni quando, evidentemente, per i nomi e cognomi ancora si stavano scannando.
Più delle polemiche sugli inclusi e sugli esclusi, più delle faide intestine, più dei campanilismi e dei particolarismi: ad essere in dissonanza col messaggio di rinnovamento che il Pd sta cercando di far filtrare secondo me è proprio la sciatteria con la quale sono state presentate queste liste. Forse--mi auguro--è solo un'impressione.
Friday, 2 November 2007
Ecchissenefrega?
Mi si chiederà, e mi si è chiesto, perchè continuo a scrivere prevalentemente di politica estera su questo blog (o perchè non ne scrivo in inglese).
Potrei dire che sono cose importanti, che sarebbe la verità più ovvia. Potrei dire che sono cose che mi interessano, che è anche la verità. Ma non posso ignorare che ne scrivo anche a causa del sostanziale disinteresse nel dibattito pubblico italiano su quello che accade 'out there'.
Mi si dirà ( e mi si è detto) che il provincialismo della nostra classe politica non è una novità. Che non è una novità che della Turchia si parli solo quando Calderoli ne spara una delle sue. Che non è una sorpresa che nell'avvenimento di più alto profilo dell'autunno politico italiano, le primarie del Pd, si sia parlato di politica estera solo per estendere la nostra solidarietà ai monaci birmani e per alimentare le beghe interne sul gruppo al Parlamento europeo che dovrebbe ospitare il nuovo partito.
Poi però avvengono fatti raccapriccianti come quello di Tor di Quinto a Roma, leggo del Palazzo che si scaglia indignato contro contro la Romania, contro l'Europa, e contro la Romania in Europa e mi convinco che scrivere di queste cose una sua utilità forse ce l'ha.
Potrei dire che sono cose importanti, che sarebbe la verità più ovvia. Potrei dire che sono cose che mi interessano, che è anche la verità. Ma non posso ignorare che ne scrivo anche a causa del sostanziale disinteresse nel dibattito pubblico italiano su quello che accade 'out there'.
Mi si dirà ( e mi si è detto) che il provincialismo della nostra classe politica non è una novità. Che non è una novità che della Turchia si parli solo quando Calderoli ne spara una delle sue. Che non è una sorpresa che nell'avvenimento di più alto profilo dell'autunno politico italiano, le primarie del Pd, si sia parlato di politica estera solo per estendere la nostra solidarietà ai monaci birmani e per alimentare le beghe interne sul gruppo al Parlamento europeo che dovrebbe ospitare il nuovo partito.
Poi però avvengono fatti raccapriccianti come quello di Tor di Quinto a Roma, leggo del Palazzo che si scaglia indignato contro contro la Romania, contro l'Europa, e contro la Romania in Europa e mi convinco che scrivere di queste cose una sua utilità forse ce l'ha.
Friday, 12 October 2007
ULIVO e ULIBO are no more
È una sensazione un po' agrodolce che la Scuola del Partito Democratico (ULIBO) abbia deciso di chiudere i battenti dopo poco più di un anno dalla sua fondazione.
Ho fatto parte, con piacere, del corpo docente e devo dire che in quel paio di occasioni che ho avuto l'opportunità di passare da Bologna ho avuto modo di apprezzare un ambiente ambizioso e dinamico. Soprattutto, credo di aver visto la rarità un ambiente politico de-politicizzato, ovvero decongestionato dal contingente, curioso e generoso intellettualmente.
Mi rendo però anche conto che per un'iniziativa di questo tipo, il contingente, di cui la più ovvia manifestazione sono le primarie di domenica, non poteva non influire. O meglio, mi domando se questo sia effettivamente il caso, ed è ciò che motiva la senzazione agrodolce. Ma rimango fondamentalmente convinto che ULIBO sia stata un esperimento riuscito e di grande valore sociale e culturale.
Ad ULIBO ho parlato soprattutto di Europa e credo di aver tentato una difesa del 'pensiero debole' europeo. Non so se abbia avuto successo ma mi auguro che, se non ora nel medio termine, il PD possa allo stesso modo confermare le ambizioni post-ideologiche sulle quali è stato concepito.
Per questo, alle primarie di domenica, ribadisco il mio sostegno a Mario e in particolare a Marco, che si candida in quella che, una dozzina di anni fa, era zona mia.
Ho fatto parte, con piacere, del corpo docente e devo dire che in quel paio di occasioni che ho avuto l'opportunità di passare da Bologna ho avuto modo di apprezzare un ambiente ambizioso e dinamico. Soprattutto, credo di aver visto la rarità un ambiente politico de-politicizzato, ovvero decongestionato dal contingente, curioso e generoso intellettualmente.
Mi rendo però anche conto che per un'iniziativa di questo tipo, il contingente, di cui la più ovvia manifestazione sono le primarie di domenica, non poteva non influire. O meglio, mi domando se questo sia effettivamente il caso, ed è ciò che motiva la senzazione agrodolce. Ma rimango fondamentalmente convinto che ULIBO sia stata un esperimento riuscito e di grande valore sociale e culturale.
Ad ULIBO ho parlato soprattutto di Europa e credo di aver tentato una difesa del 'pensiero debole' europeo. Non so se abbia avuto successo ma mi auguro che, se non ora nel medio termine, il PD possa allo stesso modo confermare le ambizioni post-ideologiche sulle quali è stato concepito.
Per questo, alle primarie di domenica, ribadisco il mio sostegno a Mario e in particolare a Marco, che si candida in quella che, una dozzina di anni fa, era zona mia.
Monday, 3 September 2007
La risorsa
A me questa storia dell'italiano residente all'estero come "specie protetta"--regole diverse, diritti particolari, RAI International oscurata o meno--non è mai piaciuta. Quello è l'italiano dell'On. Tremaglia, se tale figura effettivamente esiste (dai risultati delle politiche '06, direi di no).
Secondo me, chi ha scelto di vivere all'estero è e dovrebbe essere considerato come una risorsa per l'Italia. Non sono necessarie ricette o trattamenti particolari: solo l'opportunità di partecipare e contribuire con ciò che si è vissuto, imparato e visto.
Proprio per questo il messaggio di Mario ha una validità e risonanza per noi all'estero.
Fortunatamente, non sono solo io a pensarla così: sostenitori, candidati e comitati "Si Può Fare" ormai colorano le mappe del Nord America e dell'Europa e questa settimana cominceremo ad approntare le liste per l'estero.
Per chi fosse interessato, il mio indirizzo è sempre FT@ifs.ku.dk.
Secondo me, chi ha scelto di vivere all'estero è e dovrebbe essere considerato come una risorsa per l'Italia. Non sono necessarie ricette o trattamenti particolari: solo l'opportunità di partecipare e contribuire con ciò che si è vissuto, imparato e visto.
Proprio per questo il messaggio di Mario ha una validità e risonanza per noi all'estero.
Fortunatamente, non sono solo io a pensarla così: sostenitori, candidati e comitati "Si Può Fare" ormai colorano le mappe del Nord America e dell'Europa e questa settimana cominceremo ad approntare le liste per l'estero.
Per chi fosse interessato, il mio indirizzo è sempre FT@ifs.ku.dk.
Wednesday, 22 August 2007
La mela più grande
Dopo una breve tappa nel New Jersey, da domani la nostra campagna per le primarie del Partito democratico si sposta a New York. Per chi volesse incontrarci, l'email è FT@ifs.ku.dk.
Per quanto mi riguarda, comincerò con il pellegrinaggio alla United Nations Plaza.
Per quanto mi riguarda, comincerò con il pellegrinaggio alla United Nations Plaza.
Saturday, 18 August 2007
Perchè sto con Mario
In teoria, le primarie del Partito democratico—quello italiano, tanto per essere chiari—sono un’innovazione interessante e per certi versi coraggiosa. Per come si sta svolgendo la campagna, però, queste elezioni rischiano di assomigliare ad un gran premio di Formula 1 corso tutto con la safety car davanti: si sa quali sono le squadre più forti, ma si sa anche chi arriverà primo, secondo e terzo.
Per come la vedo io, queste primarie non sono solo un esercizio più o meno utile di democrazia diretta, ma rappresentano un’opportunità. L’opportunità di riconciliare due anime che hanno da sempre definito, e troppo spesso logorato, la vita politica italiana. L’opportunità di influire sulle priorità e la direzione di quello che sarà il primo partito italiano. E l’opportunità di dare un significato più credibile ad una delle parole più abusate del vocabolario politico: 'pluralismo.'
Per questo ho deciso di sostenere la campagna di Mario Adinolfi a segretario nazionale del Pd.
Quella di Mario non è né una mobilitazione anti-establishment, né la battaglia di Davide contro Golia, né un manifesto di e per i 'giovani'. O meglio: la sua campagna—che ormai da diverse settimane non è fortunatamente più solo la sua—è forse tutto questo ma è anche e soprattutto una sfida determinata con un messaggio provocatorio quanto ineccepibile: contrastare quello che lui chiama il ‘genocidio politico generazionale.'
Come? Ridefinendo il sistema pensionistico il maniera più sostenibile; rilanciando gli investimenti per la ricerca; riformando il sistema creditizio, fra l'altro. Chi, come me, ha scelto di abitare in un altro paese europeo avrà forse avuto modo di apprezzare che questo tipo di riforme sono il minimo indispensabile per dare una speranza a questa Europa terrorizzata dalla globalizzazione.
E chi, come me, ha scelto di abitare in un altro paese europeo sa anche che l'Europa è sì Erasmus, Ryanair e passaporti sepolti nel cassetto, ma è anche molto molto di più, nel bene e nel male. E magari vuole contribuire, arricchire e restituire all'Italia ciò che ha visto, vissuto ed imparato.
Secondo me, è un'opportunità che non possiamo permetterci di sprecare. E neanche secondo Mario.
Per come la vedo io, queste primarie non sono solo un esercizio più o meno utile di democrazia diretta, ma rappresentano un’opportunità. L’opportunità di riconciliare due anime che hanno da sempre definito, e troppo spesso logorato, la vita politica italiana. L’opportunità di influire sulle priorità e la direzione di quello che sarà il primo partito italiano. E l’opportunità di dare un significato più credibile ad una delle parole più abusate del vocabolario politico: 'pluralismo.'
Per questo ho deciso di sostenere la campagna di Mario Adinolfi a segretario nazionale del Pd.
Quella di Mario non è né una mobilitazione anti-establishment, né la battaglia di Davide contro Golia, né un manifesto di e per i 'giovani'. O meglio: la sua campagna—che ormai da diverse settimane non è fortunatamente più solo la sua—è forse tutto questo ma è anche e soprattutto una sfida determinata con un messaggio provocatorio quanto ineccepibile: contrastare quello che lui chiama il ‘genocidio politico generazionale.'
Come? Ridefinendo il sistema pensionistico il maniera più sostenibile; rilanciando gli investimenti per la ricerca; riformando il sistema creditizio, fra l'altro. Chi, come me, ha scelto di abitare in un altro paese europeo avrà forse avuto modo di apprezzare che questo tipo di riforme sono il minimo indispensabile per dare una speranza a questa Europa terrorizzata dalla globalizzazione.
E chi, come me, ha scelto di abitare in un altro paese europeo sa anche che l'Europa è sì Erasmus, Ryanair e passaporti sepolti nel cassetto, ma è anche molto molto di più, nel bene e nel male. E magari vuole contribuire, arricchire e restituire all'Italia ciò che ha visto, vissuto ed imparato.
Secondo me, è un'opportunità che non possiamo permetterci di sprecare. E neanche secondo Mario.
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