Se non fosse per i minareti, per le preghiere che echeggiano dai megafoni, e per le chiese ortodosse, Sarajevo vecchia potrebbe essere tranquillamente un paese nell'appennino umbro. Purtroppo, com'è noto, dal 92 al 95 quei "se non fosse" sono stati la scusa per riempire di lapidi i tanti cimiteri della città (molti dei quali davvero suggestivi).
Sotto diversi punti di vista, la Bosnia rimane un paese congelato nel tempo: ha 3 presidenti, una specie di vicerè internazionale ed un assetto istituzionale ancora ancorato agli accordi forzati da Clinton a Dayton 12 anni fa. Ma molto sta cambiando: proprio ieri, per esempio il parlamento qui ha, dopo anni di negoziati sfiancanti, definito la riforma del corpo di polizia, anch'esso finora diviso in 3. Questo dovrebbe spianare la strada per la firma un'Accordo di Associazione e Stabilizzazione, anticamera dell'accesso nell'Ue.
Nella Commissione Internazionale per i Balcani presieduta da Giuliano Amato si auspicava che i paesi Balcani possano entrare nell'Ue nel 2014, esattamente un secolo dopo l'omicidio di Sarajevo che provocò il casus belli per la prima guerra mondiale. Forse in 6 anni non ci si fa, ma sono fiducioso che Sarajevo quel secolo terribile se lo sia messo definitavemente alle spalle.