Friday, 14 March 2008

L'"irruzione" e il pentalogo

Leggo della politica estera che "irrompe" nella campagna elettorale, dopo le dichiarazioni di Antonio Martino su Libano (ns militari out) ed Iraq (ns militari in, again). Ho il sospetto che questa rimarrà una delle rarissime volte nelle quali si parlerà di politica estera in questa campagna elettorale, e francamente mi sembra sia stata un'occasione persa.

Come (sorprendentemente!) si legge in molte delle reazioni all'intervista a Martino, entrambe le questioni dovrebbero essere affrontate nel quadro degli impegni internazionali già presi. Si potrebbero (ri)discutere le regole d'ingaggio. Ma la nostra presenza militare in Libano e un ritorno in Iraq fanno entrambi parte di una discussione largamente legata al contingente.

Ci sarebbero invece dozzine di questioni più strutturali che non solo superano lo stereotipo centro-sinistra/europeista vs. centro-destra/atlantista, ma che richiederebbero qualche riflessione più approfondita, anche se il disaccordo fra i contendenti non è lampante.

Un pentalogo molto minimalista richiederebbe qualche parolina su almeno alcune delle seguenti questioni:

1) Come pensa di comportarsi il nuovo governo nel caso di nuova instabilità nei Balcani?

2) Come si comporterà il nuovo governo--filo-turco sia a destra che a sinistra--nel caso, probabile, che il processo di allargamento Ue alla Turchia si areni di nuovo?

3) Come può l'Italia--uno dei principali partner economici dell'Iran--giocare un ruolo più attivo nei negoziati sul nucleare?

4) Come agirà il nuovo governo--nella sostanza filo-russo sia a destra che a sinistra--riguardo all'involuzione autocratica del Cremlino post-Putin?

5) Quale sarà la posizione del nuovo governo italiano in merito all'Unione per il Mediterraneo di Sarkozy? (Ottimo post a riguardo sul blog di ItalianiEuropei).

Ecco, mi piacerebbe tanto ascoltare i due candidati premier esprimere un'opinione su alcune di queste questioni. Ma fra precari insultati e Ciarrapichi candidati dubito fortemente che avrò il piacere.

PS: Per la cronaca, l'omissione sul Tibet è voluta. Senza nulla aggiungere sulla gravità della situazione, è il classico tema che si presta molto al populismo elettorale e poco al dibattito programmatico, così come fu la Birmania nelle primarie del Pd .