Thursday, 9 April 2009

Fogh, Twitter, and other European stories...

La correzione delle bozze del mio libro prende gran parte del tempo in queste settimane, ma mi ha comunque permesso un paio di scorribande nelle terre e nei temi che mi appassionano.

Prima di tutto un interessante viaggio a Kiev, in un'Ucraina apparentemente devastata dalla crisi economica. Tastare il polso della situazione con ministri ed attivisti nella stessa sala, era un'occasione imperdibile per chi fa il mio lavoro. Ne ho tratto la conclusione che se l'Ucraina sta veramente messa come lamentano le sue autorita' l'Occidente e l'Europa hanno meno responsabilita' di quanto credessi. E' un paese dove lo spreco di risorse umane e' quasi offensivo. Come spesso capita in quei paesi, la sperequazione economica si vede ad ogni angolo--con tante BMW and Mercedes di alta cilindrata quanti sono i mendicanti. Poi ho incontrato casualmente alcuni cantanti lirici dell'Arena di Verona, che mi hanno invitato ad un concerto e fatto sbollire un po' il nervosismo.

Al mio ritorno mi sono ritrovato a discutere in TV della Turchia che si opponeva all'elezione del Primo Ministro Danese Anders Fogh Rasmussen a Segretario Generale della NATO. Ringraziando il cielo, l'ho fatto prima della mediazione di Berlusconi. E comunque la mia impressione e' che i Turchi facessero sul serio. Sono davvero contrari a Fogh, e non a torto a mio parere. Per il nuovo Segretario Generale, o cambia un po' modus operandi, oppure il suo nuovo lavoro si trasformera' in una specie di contrappasso dantesco per quello che ha combinato in occasione della vicenda delle vignette di Maometto (il vicesegretario e' un turco).

Per il resto nell'ultima settimana sono spettatore dalla cosiddetta rivoluzione "Twitter" in Moldova, dove circa 15.000 giovani sono scesi in piazza per protestare contro i risultati elettorali e comunicano fra di loro attraverso il social network di micro-messaging. E' un evento per molti versi simile alle rivoluzioni arancioni e rosa in Ucraina e Georgia. Il problema e' che sono entrambi finite piuttosto male, e francamente (cinicamente) non vedo perche' questa dovrebbe finire diversamente: il sistema paese in quelle terre e' in practica un feudo appannaggio di pochi boss e relative famiglie. Non si puo' ignorare una rivoluzione del genere, ma non ci si deve neanche illudere.

Come tutti, sono rimasto basito, furioso e commosso da quanto sta avvenendo in Abruzzo. Ma di questo, per rispetto, evito di commentare.