Friday, 20 February 2009

Tempismo

Mentre il Pd crolla (segue commento dopo il teatrino di sabato), e diversi paesi dell'Europa orientale sono sull'orlo della bancarotta (non sono sicuro se per quando arrivero' a Kiev fra un paio di settimane, l'Ucraina esistera' ancora), ho pensato bene di cambiare casacca e accettare un'offerta del Danish Institute for International Studies--che la rivista americana Foreign Policy ha recentemente incoronato come una delle quattro "stelle del mondo delle think-tank"--dove co-dirigero' un progetto sul futuro dell'"ordine liberale."

Con democrazia e mercati che vacillano, mi sembra tutto interessante assai.

Secondo Foreign Policy, fra l'altro, tutti gli istituti di ricerca con i quali sono (o sono stato) affiliato sono rappresentati: il CEPS di Brussels è quinto in Europa, il Wilson Center di Washington è sesto in America. Anche il Center for Transatlantic Relations, che ad essere precisi non è una think-tank ma parte dell'università, è fra i top-30.

Monday, 2 February 2009

Tre brevi su FB

Un mese di iscrizione e 120 "amici" dopo, mi sento di fare un paio di considerazioni su Facebook.

La prima e' sulla democratizzazione della comunicazione. Se il passaggio dal web 1.0 al 2.0 e' stato caratterizzato da un'apertura del mezzo verso il basso, qui c'e' chiaramente un'ulteriore "orizzontalizzazione". Anche chi non ha molto da scrivere, anche chi non vuole scrivere molto, puo' dire parecchio.

La seconda osservazione e' sulla relativita' del mezzo. La schermata dei cosidetti feeds degli "amici" e' l'esempio lampante che fb sa essere assai dispersivo, e probabilmente la dispersione e' anche uno dei suoi obiettivi. La questione, per lo meno per me, e' che non tutto e' "relativo." Io francamente non mi sento a mio agio a liquidare con un colpo di mouse sul tasto "join cause" questioni sociali o politiche che ritengo serie. Quel che e' peggio, e qui probabilmente pecco di miopia, non ne riesco a vedere l'utilita'.

La terza considerazione e', well, sull'"amicizia". Chi mi conosce sa che non sono esattamente un fan sfegatato di Benedetto XVI. Quando pero' ho ascoltato l'altro giorno sull'autobus dei ragazzini poco piu' che decenni misurarsi a botte di centinaia su chi avesse piu' "amici" su facebook, mi sono domandato se per una volta Ratzinger non avesse qualche ragione a raccomandare prudenza riguardo i social network.

La mia personale sperimentazione non e' ancora finita--e mi auguro che l'onda di fb continui se non altro per trarne qualche considerazione piu' appronfondita. L'ultima volta, quando esplose "Second Life", non feci in tempo a vincere la mia leggendaria pigrizia informatica che il fenomeno si era gia' sgonfiato.