I fatti. Russia Unita, il partito di Vladimir Putin ha stravinto le elezioni parlamentari 10 giorni fa. Ampiamente prevedibile, anche se con punte di ridicolo francamente evitabili (in Cecenia i votanti sono stati circa il 99,5%, di cui circa il 99,5% hanno votato per Putin). E' poi dell'altro ieri la notizia che Dmitry Medvedev, vice premier e presidente del Cda di Gazprom, sarà candidato alla presidenza in Marzo con il beneplacido di Putin. Infine, ieri, la dichiarazione dello stesso Medvedev, che chiederà a Putin di fare il Primo Ministro.
I commenti.
1) fra elezioni farsa e parodie di endorsements, la Russia è sempre più un'oligarchia.
2) Se Putin tornerà al posto da lui già occupato nel 1999, la Russia si trasformerà in uno stato semi-presidenziale se non parlamentare. Una costituzione si può cambiare, quello non è il punto. Il punto è che il potere segue Putin.
3) La candidatura di Medvedev è potenzialmente una notizia discreta. Non perchè lui si dichiari un liberale e un pragmatico: Medvedev è un fedelissimo di Putin da 17 anni (e non potrebbe essere altrimenti). E, quel che è peggio, ha le dita sui bottoni di quella Gazprom che negli ultimi anni si è resa protagonista di tagli arbitrari nelle forniture di gas, nonchè di accordi discutibili con diversi paesi europei.
E' una discreta notizia perchè Medvedev non ha (a differenza di Putin) nessun passato nei servizi segreti e si era già speso dalla fine degli anni '80 (a differenza di Putin) a promuovere la perestroika a San Pietroburgo al fianco di Sobchak. Qualcosa fa sperare che la perestroika gli sia rimasta nelle vene. Quest'anno, in un intervista, ha rifiutato di sottoscrivere la definizione di 'democrazia sovrana' tanto cara agli apparatchik del Cremlino, sostenendo che: "questo termine non mi piace. Sottolineare solo uno degli aspetti della democrazia, ed in particolare la supremazia delle autorita statali, è eccessivo e perfino deleterio".