Come anticipato qui sotto, la prima parte della settimana è stata effettivamente più italo-americana che americana: il workshop del Consiglio Italia-Stati Uniti a Venezia.
Ottimo il discorso di Sergio Marchionne in apertura che, nel suo pullover di ordinanza, ha vivisezionato il panorama economico internazionale citando un po’ di tutto: dall'IMF, ai Dire Straits, a Tostoy.
Interessanti, nella mia ignoranza, le sessioni economiche all'inizio e quella su internet alle fine, ma ancora di più, per ovvi motivi, la seconda sulla ricostruzione ‘post-conflict’ e la terza sulla Russia.
Nel dibattito sulla ricostruzione, animato dalla sempreverde Lilli Gruber, Paddy Ashdown in particolare ha sintetizzato brillantemente le lezioni positive della sua esperienza come Alto Commissario in Bosnia.
Ashdown non si è soffermato molto sulle lezioni negative, neanche quando queste sono effettivamente emerse dal dibattito in sala. Mi riferisco in particolare alla questione della ‘ownership’, ovvero come ed in che misura si cedono le redini del governo ai locali quando un protettorato internazionale comincia ad esaurire il suo compito. L’inghippo della ownership ha un po’ tarlato la comunque ricca eredità che Ashdown ha lasciato a Sarajevo, ed ha decisamente tarlato l’operato del suo successore Schwartz-Schilling.
La terza sessione sulla Russia è stata moderata da un Sergio Romano molto provocatorio (ha piu o meno detto che nell'Ucraina meridionale non ci sono ucraini) e con un ficcante Yegor Gaidar, ex primo ministro russo. Io ci ho messo del mio, che, confesso, morivo dalla voglia di citare, in Italia, una frase pronunciata da Putin un paio di anni fa: “La parola Mafia non è stata inventata in Russia.”
Seguirà la parte americana vera e propria, in una Washington a quasi 40 gradi, climaticamente e politicamente. Nel frattempo l’aneddoto è che non sono partito col primo volo assegnatomi e ‘pagatomi’ da fondi federali americani perchè—cito la compagnia aerea—la carta di credito (dei fondi federali) era scoperta. Bah.