Il mio padrone di casa qui a Washington (un europeo) mi ha detto che uno dei fattori per i quali ha deciso di affittarmi casa è che, in quanto europeo, sono sicuramente pro-palestinese. Gli ho risposto che in realtà non lo sono, che non sono anti-israeliano e che sono soprattutto piuttosto allergico a dicotomie di questo tipo.
E non l'ho detto all'indomani della visita contestatissima del negazionista Ahmadinejad. L'ho detto perchè oggettivamente in America la questione è talmente delicata che o si prende una posizione netta e possibilmente documentata, oppure è meglio cambiare discorso.
Qui non farò né l'uno né l'altro (se si ha una mezz'ora, però, ne ho scritto qui). Mi limito a constatare il polverone causato da un articolo (diventato libro il mese scorso) di John Mearsheimer e Stephen Walt, politologi a Chicago ed Harvard rispettivamente.
The Israel Lobby and U.S. Foreign Policy spiega di come ed in che misura gli ebrei americani influenzino la politica estera degli Stati Uniti. È una tesi vecchia quanto il mondo, ma date un'occhiata alla quantità, e soprattutto al tono, delle critiche piovute sugli autori.