Friday, 25 January 2008

Eulogy

Nell'autunno 1998, stavo studiando uno specifico capitolo sul manuale di diritto pubblico. Ricordo come fosse oggi che mi scervellai a cercare nella nostra storia repubblicana quella procedura che sembrava a me così logica. Lo sconforto della 'parlamentarizzazione' della crisi del primo governo Prodi fu mitigato solo da quella inaspettata coincidenza fra le auliche formule previste dall'ordinamento e le scalcinate prassi del nostro parlamento.

Giovedì scorso, non c'è stato niente di simile. Come avevo detto ad un settimanale americano all'indomani della vittoria del 2006, sono sempre stato piuttosto fiducioso che l'idea di imbrigliare le forze più rissose della coalizione in posizioni di governo sarebbe stata sufficente a portare a casa la legislatura. Forse ci presi su Rifondazione comunista, ma non su quell'onesto politico meridionale' (copyright Gianfranco Rotondi), che cita un'inesistente poesia di Neruda per motivare il suo voto contrario. E forse era quella stessa fiducia che ha animato l'ottimismo di Romano Prodi in questi 20 mesi di governo.

In qualche modo mi ci identifico, così come non posso non ammirare la sua scelta di presentarsi giovedì al Senato, ben consapevole dell'inevitabile. Quella che molti hanno definito "tigna", per Romano Prodi è un "concetto di democrazia ." In fondo, è lo stesso concetto che cercavo in quel manuale di diritto pubblico e, per quanto mi riguarda, merita rispetto.